Molti ormai sanno, spesso per sentito dire, che nel mondo dei videogame è nato un settore professionistico. Nell’immaginario comune si pensa che questo fenomeno sia limitato alla Korea, vero cuore del mondo videludico che spesso viene confusa con il Giappone (dove il videogioco è sicuramente apprezzato ma in misura minore rispetto alla Korea del Sud), e che la competizione riuguardi qualche ragazzino particolarmente bravo che gioca con un altro ragazzino altrettanto bravo nelle loro camerette da “videopatici”.
La fotografia del mondo dei videogiochi professionistico è quantomai confusa, ricca di luoghi comuni e spesso non corrispondente alla realtà. Cosa sono dunque gli eSports (electronic sports)? In quali paesi è presente un movimento di videogiocatori professionisti e come vengono gestiti gli “atleti”?
Il quadro è molto più complesso di quanto si possa immaginare vista la portata di un fenomeno che sembra essere distante anni luce da noi italiani ma non è così.
La definizione di eSports, recuperata sul sito della Italian e-Sports Association (http://www.itespa.it) è: “L’equo confronto, diretto o indiretto, di due o più contendenti, nel quale intervengano due elementi essenziali: l’impiego di calcolatori elettronici, supporti fisici di qualsiasi tipo e forma, che permettano l’interazione dei contendenti tra di loro e/o con il calcolatore stesso, l’impiego di specifici programmi, titoli videoludici, appositamente sviluppati per rendere tale interazione misurabile e quantificabile”. I giochi che ne fanno parte solitamente sono strategici in tempo reale (RTS), picchiaduro, sparatutto in prima persona (FPS), Massively multiplayer online (MMOG), e giochi di guida. Dove avvengono questi duelli?
Partiamo da una competizione di ordine globale per cercare di rendere un’idea delle dimensioni che gli sport elettronici stanno raggiungendo: la settima edizione degli “eSports World Championship Seoul 2015”, competizione mondiale tra più di 30 squadre nazionali che si danno battaglia in diversi tipi di videogame.
“Avranno vinto i Koreani!”, risposta sbagliata: i campioni “overall” (punteggio ottenuto dalla somma del posizionamento nelle diverse categorie) sono i Serbi. I Serbi. Io pensavo che fossero fermi al Windows 95’ ma in realtà sono in giro per i server a fare morti e punteggi da capogiro.
I mondiali sono regolamentati dall’ IeSF, International eSports Federation, ma non tutti i partecipanti sono professionisti. La vera culla del professionismo si caratterizza come qualcosa di “locale” che trova la sua realizzazione in un’interconnessione di paesi dominanti. Questa interconnessione è garantita da una quantità di tornei di cui mi sono stupito io stesso. Seguendo la pagina Facebook della Italian eSports Association (https://www.facebook.com/ITalianESPortsAssociation/?fref=ts) potrete farvi un’idea del numero impressionante di competizioni che quasi settimanalmente infiammano fan e giocatori.
Ma cosa rende un videogiocatore un professionista?
Le abilità senza ombra di dubbio, la frequente partecipazione ai tornei e il posizionamento nelle fasce alte della classifica, un alto numero di “seguaci” che seguano l’attività del player attraverso i social media come “Twitch” (piattaforma di condivisione delle proprie attività nei diversi videogiochi) e l’ingresso in un team riconosciuto.
Questi “Team” rappresentano il cuore pulsante dell’industria videoludica professionistica e si configurano come vere e proprie squadre di professionisti: scambi e acquisizioni di giocatori, allenatori, dirigenti e sponsor. La competizione è ovunque ma prendiamo come esempio i MOBA, categoria di giochi che attira tantissimi appassionati, ed in particolare “League of Legends” vero fiore all’occhiello della categoria. Senza andare troppo nello specifico si tratta di un gioco di squadra in cui diventa fondamentale la scelta complementare dei personaggi, e l’utilizzo delle loro abilità combinate, il lavoro di gruppo e la strategia (oltre ad una considerevole quantità di “skills”). I tornei di questo gioco sono tra i più seguiti ed hanno premi altissimi. L’interesse è tale che alcuni team vengono sponsorizzati da altre realtà sportive: e’ di settimana scorsa la notizia che lo Schalke 04, squadra di calcio che milita nella Bundesliga (Serie A Tedesca quest’anno terminata al 5° posto) ha acquisito lo slot degli Elements , team tedesco di successo mondiale. In Turchia già nel 2013 il Besiktas, altra squadra di calcio, ha creato una propria divisione dedicata agli eSports.
E in Italia? Come al solito siamo indietro. Abbiamo alcuni giocatori che sono riusciti ad emergere, entrando in alcune squadre o individualmente, ma il movimento procede un po’ a rilento. Tuttavia grazie alla Giochi Elettronici Competitivi (GEC), settore sportivo di ASI che si occupa di Sport Elettronici a livello competitivo disciplinando i giocatori, le multigaming, le sale LAN, gli organizzatori di eventi e le aziende presenti sul territorio italiano; e con la formazione della Italian eSports Association che grazie all’MSP, Movimento Sportivo Popolare Italia, ente di promozione sportivo riconosciuto dal CONI, si sta cercando di dare visibilità al settore videoludico professionista italiano ed ai suoi maggiori interpreti. Auguriamo il meglio a queste iniziative, convinti delle possibilità dei nostri compatrioti di lasciare un segno nell’albo d’oro degli eSports. Il mondo dei videogiochi sta correndo veloce, l’I talia non deve lasciarsi scappare questo treno ed il suo ricco carico.