Gli Esports sono un fenomeno in continua espansione. Questa popolarità è, secondo gli studiosi, dovuta a molti fattori sociali e tecnici. Alcuni di questi sono il miglioramento nelle linee internet e nella computer grafica. Un grande ruolo lo ha anche giocato Twitch. La piattaforma di streaming più utilizzata al mondo è, infatti, riuscita ad avvicinare molti spettatori al femoneno Esports.
La possibilità di poter giocare con altre persone, o di guardare le partite online, consente di vivere esperienze sociali e competitive anche a chi ha un lavoro a tempo pieno o è impegnato con gli studi. Basta pensare al successo di League of Legends. Con i suoi oltre 8 milioni di giocatori collegati ogni giorno, questo MOBA è l’Esport più popolare a livello mondiale. È facile capire, quindi, come questo genere di giochi abbia attirato l’attenzione di molti studiosi. È proprio League of Legends che gli studiosi Peter B. Gray, Jimmy Vuong, David T. Zava e Timothy S. McHale, dell’Università del Nevada, hanno pensato per approfondire se la competitività online generi cambiamenti ormonali nei videogiocatori.
Un po’ di letteratura
Esiste molta letteratura che descrive i cambiamenti ormonali legati alla competizione. In particolare gli studi hanno evidenziato che gli ormoni più coinvolti in questo processo sono quelli steroidei. Ormoni come testosterone e cortisolo, infatti, vengono rilasciati nell’organismo in risposta ad uno stimolo stressante e innescano una reazione fisiologica di attacco o fuga. Cortisolo e aldosterone, inoltre, preparerebbero il corpo a rispondere agli stimoli stressanti aumentando la focalizzazione cognitiva e distogliendo l’attenzione del corpo da stimoli poco importanti come la digestione. (Mcewen et al., 2015; Sapolsky, 2017) Androstenedione e testosterone, invece, possono aumentare la competitività sociale, innescando risposte comportamentali alla concorrenza. (Geniole, Bird, Ruddick, & Carre, 2017; Nelson & Kriegsfeld, 2016; Soma, Rendon, Boonstra, Albers, & Demas, 2015)
In una meta analisi del 2017 Geniole ha dimostrato che la competizione induce regolarmente cambiamenti acuti di testosterone. Lo studio ha evidenziato come questo accada più spesso nei vincitori. Inoltre la risposta sarebbe maggiore nei casi in cui la vittoria sia conquistata con fatica. (Mazur, Booth, & Dabbs, 1992) Diversi studi hanno, inoltre, approfondito le risposte ormonali ai videogiochi. Mazur, nel 1992, ad esempio ha evidenziato dei cambiamenti anticipatori nei livelli ormonali prima di una partita di ping-pong virtuale. Inoltre uno studio di Oxford, svolto da Ponzi e Geary nel 2010, ha dimostrato come gli individui che hanno fatto un grande sforzo per far vincere un match alla propria squadra in un videogioco violento e multiplayer, hanno un immediato aumento dei livelli di testosterone e cortisolo.
Lo studio sugli Esports
Nello studio dell’Università del Nevada i ricercatori si sono concentrati sulle risposte ormonali di giovani uomini. Il videogioco analizzato è stato League of Legends. I 26 soggetti, tra i 18 e i 26 anni, facevano parte del club di Esports dell’Università del Nevada. Durante gli incontri del club gli studiosi hanno testato il livello ormonale dei videogiocatori dividendoli in due gruppi. Un gruppo si sarebbe scontrato in partite competitive 5 vs 5. L’altro gruppo avrebbe affrontato la IA del gioco. Gli ormoni misurati sono stati testosterone, cortisolo, DHEA, androstenedione e aldosterone. L’analisi è avvenuta tramite campioni di saliva prelevati prima e dopo le partite.
Il principale risultato di questo studio è stato che, contrariamente a quanto si aspettavano i ricercatori, i livelli ormonali dei videogiocatori non sono risultati essere diversi per i due gruppi. I ricercatori hanno, tuttavia, ipotizzato che questo risultato sia dato dal fatto che i videogiocatori hanno affrontato membri del proprio club anziché sconosciuti. Testosterone, DHEA e androstenedione hanno mostrato cambiamenti coerenti con la letteratura precedente. Il risultato più sorprendente è stato, però quello legato ai livelli di aldosterone. L’aldosterone è coinvolto nella regolazione della pressione sanguigna. Inoltre, come dimostrato da un recente studio dell’Università di Padova, questo ormone sarebbe correlato ai disturbi degli stati d’animo, come ansia, paura e attacchi di panico.
Nella ricerca americana, tuttavia, l’aldosterone è risultato inferiore nei campioni prelevati dopo le partite. Questo potrebbe indicare un’azione rilassante del videogioco. Anche se chi ha giocato almeno una volta a League of Legends potrebbe storcere il naso a questa affermazione. Nonostante questo studio non abbia portato a grossi risultati, sia per la ridotta dimensione del campione, sia per la situazione più rilassata rispetto ad un torneo competitivo, si tratta comunque di uno studio importante. Rappresenta il sempre crescente interesse della comunità scientifica per il fenomeno degli Esports. Inoltre ci dà un quadro di come, e quanto, i videogiochi competitivi influiscano sullo stile di vita di giocatori e appassionati.