In questa serie di articoli non verrà analizzato il videogioco in base a dati tecnici e di gameplay, dal momento che ci sono sicuramente persone più competenti di me riguardo questi aspetti; si tratterà invece di aspetti del gioco che sono stati ultimamente citati per quanto riguarda la “dipendenza da videogiochi” e che non vengono magari osservati da un occhio meno critico.
Ormai sono passati più di venti giorni dall’uscita di Fifa 19 che come ogni anno si attesta tra i giochi più venduti nelle classifiche. Per la Electronic Arts è come sempre un successo, grazie sia alla vendita delle copie stesse del gioco, in formato fisico e digitale, sia alle microtransazioni; le quali assicurano alla società un introito costante e ormai rappresentano la maggiore fonte di guadagno in questo particolare gioco. Il CEO di Electronics Arts ha difatti dichiarato, nel marzo del 2016, che il 50% del fatturato digitale della società deriva da Ultimate Team e dai nostri acquisti di Fifa Points su questa modalità di gioco.
Ultimate Team è una modalità che ormai è diventata un must di ogni videogioco targato Fifa, sin dal DLC per Fifa 09; per renderla meno monotona e sempre accattivante sono state introdotte nuove carte e nuove modalità di gioco, come il FUT Draft, tanto che potrebbe essere considerata un videogioco nel videogioco. Ultimate Team, ma questa è solo una mia considerazione, potrebbe diventare l’unica modalità di gioco, o addirittura potrebbe scindersi per diventare un gioco a sé stante. Speculazioni a parte, è innegabile il peso di UT nell’economia del gioco, contando che oltre il 70% delle persone che acquistano Fifa giocano a Ultimate Team.
Carte Icon, carte IF, e le ultime arrivate, le Ones to Watch, sembrerebbero incoraggiare le microtransazioni (Eurogamer), anche se ancora la EA non ha ancora rilasciato dichiarazioni soprattutto riguardo alla comparazione del sistema di microtransazioni con il gioco d’azzardo. In questa sede non giudicheremo se considerarle come appunto “gioco d’azzardo” o come un metodo di pagamento, ma vogliamo vedere perché sarebbero equiparabili alle slot machines, al poker o ad altri giochi simili.
Il gioco d’azzardo è per definizione “qualsiasi puntata o scommessa il cui risultato sia imprevedibile, ovvero dipende dal caso”. La ludopatia è quella dipendenza che non è relativa a una sostanza ma rientra tra le dipendenze comportamentali (DSM-V), ed è l’incapacità di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o di fare scommesse, nonostante l’individuo che ne è affetto sia consapevole che questo possa portare a gravi conseguenze. Una descrizione approfondita riguardante le microtransazioni potete trovarla, sempre sul nostro sito, a questo link: https://www.horizonpsytech.com/2017/11/15/la-psicologia-dietro-alle-microtransazioni/ .
E’ importante analizzare i meccanismi alla base della ludopatia che sono il condizionamento classico e il condizionamento operante. Il condizionamento classico, scoperto da Pavlov, è quel processo in cui vengono associate delle risposte automatiche a degli stimoli che inizialmente non provocano nessuna risposta. Mentre il condizionamento operante, studiato da Skinner, è una procedura di modifica del comportamento di un organismo, ossia una modalità di apprendimento. Il tipo di effetto che un comportamento produce, può ridurre (il cosiddetto rinforzo negativo), o accrescere (rinforzo positivo) la probabilità che si ripeta tale comportamento. Nel caso delle slot machines esiste quindi un rinforzo positivo, ovvero la saltuaria vincita, che accresce la probabilità di rigiocare. Insieme a un processo meramente di stampo evolutivo, entrano in gioco le emozioni, fattore da considerare quando si parla di gioco d’azzardo. Gioia, rabbia, frustrazione, ansia, sono solo alcune di esse, e questi pattern emozionali che si è visto essere ripetitivi soprattutto nella popolazione maschile, sono sempre più studiati: i giocatori d’azzardo assidui infatti mostrano delle emozioni abbastanza comuni tra loro, tanto che è auspicabile che si applichi una policy per ridurre le eventuali conseguenze derivanti dal gioco.
Ma i pacchetti sono da considerarsi gioco d’azzardo? Se si, allora i pack opening, che vanno molto di moda su Youtube, dovrebbero essere considerati come incitamento al gioco d’azzardo. Queste considerazioni potrebbero trovare poi conferma in definitiva anche in Italia se, come già successo in Belgio e in Olanda, le microtransazioni verranno dichiarate illegali. Ma per quanto riguarda Fifa UT, cosa accosterebbe la modalità stessa al gioco d’azzardo? La risposta sembra alquanto banale: i pacchetti. Molte persone come me tentano la fortuna aprendo pacchetti su pacchetti, chi pagando e chi trovando metodi alternativi come le Squad Battles o le Squad Building Challenges per trovare il giocatore che abbia un buon valore di mercato o che sia estremamente forte e le probabilità che questo accada sono alquanto irrisorie.
Nell’ipotetico caso che aprire i pacchetti possa essere considerato gioco d’azzardo, perché non siamo tutti dipendenti dallo spacchettare?
La causa della ludopatia, al momento, non è nota, anche se si ritiene che esistano dei fattori, biologici, genetici e ambientali, che possano favorirla: la presenza di altre patologie come ansia, depressione, alcolismo, iperattività; la giovane età del giocatore, e l’appartenenza al genere maschile; alcune caratteristiche di personalità, come l’essere persone competitive o irrequiete.
Dal momento che è un tema di grande attualità e che sarebbe utile approfondire il tema, rimaniamo in attesa di ulteriori sviluppi, e intanto cerchiamo qualche giocatore di Halloween.
Fonti:
– https://games.hdblog.it/2018/10/01/fifa-19-ones-watch-incoraggiano-microtransazioni/
– https://multiplayer.it/notizie/nba-2k-microtransazioni-illegali-belgio-olanda.html
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