Oggi parleremo di deficit visivi: Daltonismo, Ipovisione e Cecitá.
Il videogioco ha da sempre come prerogativa la componente visiva, tanto da venire paragonato sempre di più al cinema.
Quello che però per molti è un tripudio di colori sfumati o un piccolo dettaglio definito per alcuni è una massa uniforme ed indistinta.
Nel caso del daltonismo uno dei 3 colori primari (blu,giallo,rosso) non è percepito. In casi rari perfino tutti e 3 non vengono percepiti, e questo restringe la gamma di colori che uno può vedere e riduce la capacità di distinguere sfumature di colore e/o colori simili se hanno dentro il colore “mancante”. Ne consegue che un’interfaccia con determinati colori risulti tutta dello stesso colore per un daltonico, andando a perdere le informazioni fornite dal videogioco tramite la differenza cromatica.
Una prima soluzione già adottata è stata quella di implementare nell’interfaccia di gioco (ogni volta che qualcosa viene contraddistinto da un colore) dei simboli unici, in tal modo ciò che una persona normale riconosce tramite l’abbinamento cromatico un daltonico può riconoscerlo tramite abbinamento delle forme.
Quello che oggigiorno è possibile fare grazie alla tecnologia è usare simulatori in grado di applicare un filtro allo schermo in modo da vedere come il videogioco appare ad ogni tipo di daltonico; grazie a ciò è possibile sviluppare videogiochi con set di colori personalizzabili in modo tale che chiunque possa beneficiare del feedback cromatico.
Nel caso dell’ipovisione, la ridotta capacità visiva rende difficile notare piccoli dettagli e leggere scritte piccole.
Per venire incontro a questa difficoltà è opportuno che vi siano opzioni di personalizzazione della dimensione delle scritte (sia dei sottotitoli che dei menú), scritte che come già detto nell’articolo precedente dovrebbero avere un font chiaro ed altamente leggibile.
Occorre inoltre che vi sia più contrasto possibile tra elementi di sfondo ed elementi in primo piano, cosa che si dovrebbe poter regolare nelle impostazioni aumentando o riducendo la definizione dei vari elementi o aggiungendo un rettangolo nero di sfondo ai sottotitoli.
L’ultimo caso in esame è la cecità, condizione che sembra logicamente proibitiva per videogiocare ma che in realtà non è proprio così.
Infatti ci sono casi di persone cieche che riescono a giocare normalmente ai videogiochi con 2 caratteristiche: suoni distinti per ogni azione di gioco ed audio surround (ovvero quando l’audio esce in modo da sembrare che la scena sia avvenendo intorno allo spettatore).
Se un gioco presenta queste 2 caratteristiche, alla persona cieca basta un paio di cuffie per poter sapere ogni azione che sta succedendo grazie al suono univoco, può sapere se sta andando a destra o sinistra o se un nemico arriva da destra o sinistra grazie al surround.
Ad oggi sono pochi i videogiochi curati in questo aspetto e sarebbe auspicabile che aumentassero per rendere i videogiocatori ciechi più inclusi nella community.
In sostanza, per venire incontro ai deficit visivi occorrerebbe dedicare una piccola cura in più a come si organizza l’interfaccia di gioco in modo che sia universalmente più chiara; inoltre si dovrebbero implementare ampie funzioni di personalizzazione in modo tale che ognuno possa avere le dimensioni di testo, il contrasto, i colori ed i suoni che preferisce.
Se ciò si facesse, il beneficio diretto sarebbe per chi soffre di impedimenti, indirettamente però, anche i videogiocatori senza difficoltà ne avrebbero vantaggio poiché feedback sonoro e visivo chiari insieme rendono molto più fruibile il gioco.