Per gran parte del 2020 si è discusso molto di The Last of Us Part II, e in particolare di alcune sue scelte narrative. Tuttavia, non tutti sanno che alcune di queste idee non sono completamente farina del sacco di Neil Druckmann. Infatti, c’è già stato un videogioco che scelse di tradire le aspettative, rompendo diverse convenzioni: Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty. Riscopriamo dunque cosa rese grandioso, e controverso, questo titolo del 2001.
Metal Gear Solid e l’eroico Snake
Per comprendere le aspettative per Metal Gear Solid 2, è necessario ricordare il titolo originale.
L’immersione che può dare un videogioco è tale da farci trasportare in un altro mondo nei panni di chiunque. Lo ha dimostrato Metal Gear Solid, in cui il giocatore vestiva i panni di Solid Snake, un carismatico uomo d’azione considerato una “leggenda vivente”. Costretto ad affrontare una missione micidiale, Snake si ritrova a combattere nemici sovrumani, cospirazioni fantapolitiche e persino il destino stesso apparentemente scritto nel proprio DNA. Attraverso una serie di sfide sorprendenti e una narrazione appassionante, in quel titolo era impossibile per il giocatore non sentirsi un “eroe” come Snake.
Alla luce di tutto ciò, non stupisce tutto l’hype che il suo sequel riuscì a generare all’epoca. Un hype dimostrato dal numero record di vendite che Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty riuscì ad ottenere al lancio. Tuttavia, come preannunciato, questo titolo finirà per tradire le sue aspettative.
Sons of Liberty: il peso delle aspettative
Nel prologo, i giocatori finalmente rivestono i panni di Snake, ora con una veste grafica di nuova generazione, e accompagnato da un’enorme quantità di novità di gameplay. Dopo un’oretta di gioco mozzafiato, la trama subisce un twist: l’apparente morte di Snake, e un cambio di scenario. Passano due anni, la struttura di decontaminazione Big Shell è presa da un gruppo di terroristi, ma qualcosa non va come ci si sarebbe aspettato: non siamo più Snake, ma un nuovo personaggio di nome Raiden.
Un’enorme sorpresa considerando trailer e demo pubblicati precedentemente (il nuovo protagonista non era mai stato mostrato né citato). Il “problema” di questa scelta è che i giocatori volevano essere di nuovo Snake! Perché proporre un nuovo protagonista? Fosse stato figo come Snake, ma Raiden… beh… non poteva piacere molto. Raiden, infatti, non ha il carisma di Snake, né la sua sicurezza, né la virilità del soldato leggendario. Un vero e proprio tradimento delle aspettative, che inevitabilmente delude.
E se Raiden non fosse mai stato pensato per piacere?
I Can’t Say Goodbye to Yesterday
Il colpo di scena appena descritto riassume tutte le controversie di questo titolo. Ma perché tradire così le aspettative?
Raiden non è semplicemente diverso da Snake, ne è proprio l’opposto. C’è però un’altra caratteristica essenziale per comprendere il personaggio di Raiden: egli è la rappresentazione del giocatore. Non si tratta del solito legame tra giocatore e personaggio giocante al centro di un’avventura interattiva (come quella descritta precedentemente): le esperienze e la psicologia di Raiden sono pensate per essere simili a quelle del fan medio di Metal Gear Solid.
Come i giocatori, anche Raiden è un grande ammiratore di Solid Snake: il suo addestramento consiste in simulazioni VR basate sugli eventi di Metal Gear Solid, simulazioni da lui svolte più e più volte – come un giocatore che completa più volte il proprio videogioco preferito. La verità è che Raiden, più di tutti, vorrebbe essere come Solid Snake, cosa però non possibile: Snake è irraggiungibile, in quanto personaggio di finzione. In questo, Metal Gear Solid 2 si dimostra essere un titolo dalla natura postmoderna, cioè che usa il proprio linguaggio mediale e narrativo per commentare la natura stessa di tali finzioni.
Come gli eventi di Sons of Liberty dimostrano, se Raiden ha potuto illudersi fino a tal punto di essere come Snake è solo grazie ai Patriots, le misteriose Intelligenze Artificiali che governano segretamente il mondo (nonché reali antagonisti della storia). I Patriots avevano bisogno che Raiden assumesse il “ruolo” dell’eroe, per dimostrare che, col giusto contesto, chiunque può essere manipolato come loro preferiscono.
“Mi chiedo se avresti preferito uno scenario fantasy”, è ciò che si chiede una di queste IA, confrontandosi alla fine con Raiden. E la verità è che Raiden era perfetto per questi scopi: infatti, Jack (questo è il suo vero nome) ha alle spalle un’infanzia traumatica da bambino-soldato. Un passato terribile, che nessuno vorrebbe avere. E infatti Jack vive nel modo più sensato che è riuscito a trovare: fuggire dalla realtà e rifugiarsi nell’addestramento VR – la fantasia di essere Snake. Questa fuga dalla realtà è ciò che gli ha permesso di diventare la pedina inconsapevole dei Patriots.
Alla luce di tutto ciò, diventa chiaro l’obiettivo di Kojima: rendere palese ai giocatori dei rischi dell’escapismo, dell’utilizzo dei videogiochi come mera fuga dalla realtà quotidiana.
Basta fuggire
Grazie all’intervento di Solid Snake, Jack scopre la verità sui Patriots e affronta le sue insicurezze. Ora egli non sa più in cosa credere, né chi essere. Ancora una volta, è Snake a farglielo capire: banalmente, solamente Jack stesso può decidere chi lui sia veramente. Alla fine, il senso di giocare, guardare un film o leggere un libro, sta tutto qui: aiutarci a comprendere meglio la realtà, condividendo pensieri e idee di autori e artisti.
Nel finale dell’avventura, Snake osserva le targhette militari che Jack indossa, sulle quali sono riportati i dati del giocatore: colui che ha controllato Raiden per tutto questo tempo.
Snake: “Qualcuno che conosci?
Jack: “No, mai sentito prima questo nome. Sceglierò il mio nome, e la mia vita. Troverò qualcosa che valga la pena di tramandare.”
Jack getta via il simbolo del nostro controllo (e dei Patriots) su di lui. Il nostro avatar smette di essere tale: ora è un personaggio autonomo. Jack inizia la SUA vita.
Il gioco finisce, e al giocatore non resta che una domanda: chi vuole essere?
Dunque, ecco come mai Metal Gear Solid 2 scelse di tradire le aspettative.