“I ragazzi di oggi sono violenti, per cui è colpa dei videogiochi”. Quanto spesso capita di imbattersi in affermazioni simili? A mio giudizio fin troppo di frequente. Anche perché le motivazioni che sorreggono queste illazioni sono spesso arbitrarie e incoerenti. Essendo dunque il nostro scopo quello di approfondire i temi psicologici correlati ai videogiochi in maniera scientifica, andiamo a indagare cosa dicono i principali studi a riguardo.
I VIDEOGIOCHI COME CAPRO ESPIATORIO – Prima di addentrarci nel tema però, urge operare una riflessione. Prendiamo l’esempio di un qualsiasi ragazzino, che per un motivo o per l’altro, ne picchia un altro. Analizzando la sua vita vediamo che è appassionato di videogiochi di guerra e quindi colleghiamo subito le cose: li ha imparato a mettere in atto comportamenti violenti. Certo. Ma proviamo a non soffermarci sul solito cliché dei videogames come istigatori di violenza e approfondiamo meglio la vita del ragazzo. Cosi scopriremo che ha dei genitori assenti piuttosto che super apprensivi, o che non ha adulti di riferimento e chi più ne ha più ne metta. Insomma analizzando la sua vita notiamo come i videogiochi violenti più che essere causa di aggressività repressa possono essere una risposta ad una rabbia inconscia scaturita da diverse fonti. Allora è giusto dire che i videogiochi rendono violenti? Forse così si ingigantiscono un po’ le cose, ma è chiaro che è sicuramente più facile piuttosto che assumersi le responsabilità educative del caso…
SCELTA ATTIVA O SOTTOMISSIONE PASSIVA? – Questo punto lo avevamo già affrontano nell’articolo “crescere con i videogiochi”, ma direi che il caso di riproporlo ed approfondirlo. Con il dilemma che titola il paragrafo mi riferisco al seguente quesito: sono i videogiochi che rendono violenti i bambini o sono i bambini con propensione alla violenza che ricercano tali videogiochi? Esatto perché bisogna sottolineare che non esistono solo videogiochi violenti, essi costituiscono solo una branca di tale universo. E con tale distinzione bisogna anche evidenziare come non a tutti i videogiocatori piacciano i medesimi giochi. La domanda che pongo quindi è la seguente: come mai determinati ragazzi si appassionano a giochi con contenuti violenti e altri no? A riguardo non sono ancora stati effettuati studi esaurienti, per cui ve lo lascio come spunto di riflessione, ma intuitivamente si può notare come sotto a questa scelta vi sia sicuramente dell’altro. Forse è il caso di iniziare a considerare i ragazzi come utenti attivi capaci di scegliere determinati videogiochi piuttosto che vittime della console, inermi di fronte al mostro videoludico.
I DUE POLI DELLA PSICOLOGIA – Questo tema è oggetto di dibattito da decenni. In psicologia infatti, possiamo distinguere due posizioni riguardo al nesso tra violenza e videogiochi. Da una parte ci sono degli psicologi che sostengono che questo collegamento sia effettivamente esistente; dall’altro altri che negano tale correlazione. Tra i primi però, ci sono diverse sfumature: coloro che sostengono che i videogiochi abbiamo effetti negativi in quanto tali stanno diventando sempre meno, mentre si avvalora la posizione di coloro che ritengono che tali effetti negativi siano presenti in correlazione ad altre caratteristiche, quali il sesso maschile, disturbi di personalità, dell’attenzione o di autostima e la presenza di traumi irrisolti. Tra coloro che sostengono che i videogiochi, seppur violenti, non abbiano effetti negativi, troviamo Christopher Ferguson, uno studioso che avrebbe trovato come i videogiochi non istighino alla violenza, bensì consentano di sfogare in un mondo di simulazione rabbia repressa e aggressività, consentendo quindi agli utenti di avere vantaggi positivi. Questa corrente di psicologi tende ad attribuire invece i problemi di rabbia a componenti quali l’educazione, l’influenza dei pari e caratteristiche di personalità proprie. Insomma per quanto riguarda questo tema la psicologia è divisa, sia a causa di studi poco esaurienti che di opinioni differenti sull’argomento. Tuttavia attribuire la colpa della violenza dei ragazzi di oggi esclusivamente ai videogiochi suona quantomeno riduttivo.