Con la diffusione degli smartphone, si spalancano nuove frontiere al mondo dell’amore. Il fenomeno più in voga in questo momento è sicuramente il sexting. Il sexting è un inglesismo composto dalla crasi delle parole sex (sesso) e texting (messaggiare) e consiste nello scambio di contenuti – audio, foto o video – a sfondo erotico o sessualmente espliciti tra due o più persone tramite chat o telefono. (Anastassiou, A., 2017).
Il sexting è un fenomeno di larghissima diffusione soprattutto nei giovanissimi ed adolescenti (la cosiddetta generazione Z nata con lo smartphone in mano) che trovano nei canali digitali un luogo dove sperimentare tratti della propria sessualità.
La psicologia ci ricorda che la sfera sessuale ricopre un ruolo fondamentale nel percorso psicologico che porta ad una piena maturazione identitaria dell’individuo; essa è importante in particolare nel processo di costruzione della relazione con il proprio corpo, lo sviluppo delle capacità relazionali e dello sviluppo emotivo.
Secondo la letteratura scientifica, il sexting può costituire inoltre un valido strumento per esprimere ed esplorare la propria sessualità e mantenere acceso l’affiatamento e la complicità sessuale anche nelle relazioni a distanza. Per maggiori approfondimenti sui benefici del sexting, clicca su questo link.
Qual è il confine tra sexting e revenge porn?
Tuttavia, esiste un lato oscuro che si cela dietro al fenomeno del sexting. L’aspetto pericoloso riguarda il controllo di questi contenuti virtuali, che non sempre rimane confinato tra il mittente ed il destinatario e capita (purtroppo) che i contenuti vengano diffusi in rete senza il consenso del partner. È proprio il tema del consenso che rappresenta un’arma a doppio taglio. Nei casi in cui non ci sia il mutuo consenso nella produzione o diffusione dei contenuti prodotti, si esce dalla fattispecie di sexting e si entra nella categoria del revenge porn.
L’espressione revenge porn (abbreviazione di revenge pornography – vendetta pornografica) indica la divulgazione di immagini o video sessualmente espliciti realizzata senza il consenso delle persone rappresentate (Gavin, J. & Scott, A.J., 2017). Può capitare dunque che le immagini prodotte durante il sexting vengono ad esempio diffuse sul web da un/a ex partner nella maggior parte dei casi per scopi vendicativi, in seguito ad un tradimento oppure a una rottura nella relazione. Questo fenomeno è giuridicamente sancito come reato penale dall’articolo 69/2019, noto come legge “Codice Rosso”. [qui lascio il link al testo di legge ufficiale]
Anche la sola minaccia di tale reato costituisce un fenomeno di violenza, nonché aggravamento del reato, dal nome “sextortion”: ovvero la minaccia di diffondere materiale intimo privato con il precipuo obiettivo di ottenere somme di denaro come forma di riscatto.
Il revenge porn rappresenta a tutti gli effetti una violenza psicologica e rientra nelle maglie del cyberbullismo. È da intendersi dunque come una pericolosa ricaduta del sexting per cui gli adolescenti debbono essere correttamente educati sui rischi e pericoli quando creano scambiano questa tipologia di contenuti. Le conseguenze psicologiche vissute dalle vittime di revenge porn sono devastanti: umiliazione, vergogna, imbarazzo, ansia, depressione, stress costante.
La pressione dei pari, minacce allusive, problemi di autostima, tendenza a conformarsi agli standard sociali, evitare il senso di colpa con il partner, possono essere tutti elementi che portano un ragazzo o una ragazza a cedere a comportamenti che non rispettano i suoi tempi o desideri e vedersi costretti a mettere in atto comportamenti in maniera coercitiva.
L’aspetto più barbaro del revenge porn è costituito dal victim blaming, ovvero la tendenza a colpevolizzare la vittima per il reato accaduto – in questo caso la creazione di materiali erotici, successivamente diffusi sul web senza il suo consenso. Il victim blaming è una tendenza mutuata dal largo pubblico che viene a sapere della notizia, e si sa: la rete non perdona. Non sorprende infatti che il 90% dei casi di revenge porn interessi il genere femminile, facile bersaglio di umiliazioni, offese e accuse di volgarità quando si tratta di sesso. Ma come in tante cose, è una questione di sensibilità. Infatti, secondo una ricerca condotta da Gavin, J., & Scott, A. J. (2019) il victim blaming è un atteggiamento colpevolizzante maggiormente perpetuato da chi non ha mai scambiato virtualmente alcun materiale intimo all’interno di una relazione.
Come prevenire? Investendo sull’educazione sessuale e dei media
Inizialmente è necessario informare ed educare gli adolescenti sui rischi e pericoli del sexting, poiché le conseguenze psicologiche del revenge porn possono essere severe. La sfera sessuale è un tema delicato, per cui è importante che vengano rispettati modi e tempi soggettivi di ognuno. Fenomeni devastanti come il revenge porn possono compromettere la crescita psicologica della sessualità, creando forme traumatiche che incidono profondamente sul sistema affettivo e relazionale del ragazzo o della ragazza. È dunque importante che gli adolescenti abbiano le conoscenze e gli strumenti adeguati per sviluppare un senso critico nei confronti di quello che vedono o accade.
In una prospettiva preventiva, l’educazione sessuale rappresenta una pietra miliare per la tutela della salute psicologica dei giovani ragazzi, eccessivamente esposti alle trappole della rete. Informare, informare, informare. Questa è la parola d’ordine, e deve essere fatto sia nel contesto scolastico che nell’ambiente familiare per una formazione più completa. A braccetto con l’educazione sessuale corre parallelamente la categoria dei media education, che ha il compito di informare correttamente sui confini, benefici e pericoli dei media digitali disponibili sul mercato. Lo psicologo digitale raffigura un profilo centrale in questa missione in quanto integra i saperi e i doveri delle due discipline e dispone delle competenze necessarie per divulgazione di argomenti così delicati ad un pubblico giovane e alle rispettive famiglie.