Che tipo di giocatore sei? Un viaggio tra gli stereotipi del gamer moderno

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Ogni gamer lo sa bene: definirsi videogiocatori può significare tutto e niente. Si fa riferimento ad un mondo talmente vasto che può racchiudere al suo interno differenze inconciliabili. Ma provate a dire ad un giocatore di COD che è come un amante dei fantasy… rischiereste una metaforica fucilata. Andiamo dunque a scoprire quali sono gli stereotipi più comuni all’interno del mondo dei videogiochi.

Un tempo si usava il termine nerd, utile ad accomunare tutti quei ragazzi appassionati di informatica, giochi fantasy, cinema fantascientifico e via dicendo. Ad oggi il termine, sebbene ancora usato, andrebbe approfondito. Si perché di nerd ormai ne esistono di tutti i generi. Tale riferimento, ormai non più dispregiativo, racchiude al suo interno dagli amanti della letteratura fantasy, ai videogiocatori accaniti fino ad arrivare agli appassionati di serie TV. Insomma tutte queste categorie generano diversi tipi di nerd, dotati ognuno delle proprie peculiarità. Come accennato, l’ambito dei videogiochi non è da meno. Anzi, potrebbe essere quello che, più di tutti, al suo interno articola il mondo più vario e disparato. Mossi dalla curiosità scientifica, andiamo dunque a scoprire quali sono le categorie di videogiocatori più comuni e stereotipate rispondendo alla domande che titola l’articolo, ovvero “che tipo di giocatore sei?”

  1. Il sognatore: questo tipo di giocatore è quello che più si avvicina al concetto originario di nerd. Amante dei generi fantasy  o fantascientifici, tendenzialmente gioca ai videogiochi per soddisfare il suo bisogno di avventura. Predilige i GDR o al massimo gli MMORPG, qualora fosse particolarmente socievole (dietro al pc), e tutto quello che chiede a console o pc è di fornirgli una spada (medievale o laser fa poca differenza), della magia e un mondo il più vasto possibile in cui sperimentarle. Mi raccomando: per il sognatore la dimensione di epicità è fondamentale, dunque che il nemico sia il più forte e cattivo possibile e che minimo minacci tutto l’universo, se no che senso ha? how-i-met-your-mother
  2. Il soldato in tuta: “Aaaah, ricordi la guerra del 14?” Affermazione tipica con cui il soldato in tuta potrebbe esordire in una discussione. Al che, perplessi, gli domandate la data di nascita, ricevendo come risposta un secco “classe 91”. Come può conoscere la guerra del 14 se è nato quasi ottant’anni dopo?! Beh è un veterano, uno di quei giocatori che si esaltano con una qualsiasi parvenza di arma che spari. Da li capirete che le guerre (virtuali) le hanno passate tutte: le due mondiali (storia vecchia), quelle attuali, quelle future, quelle immaginarie. Al soldato in tuta infondo non importa, dategli una rapida istruzione pre bellica su chi o cosa debba essere distrutto, un bel fucine e ci vediamo a battaglia terminata.star-wars-battlefront-halo-5-guardians
  3. Lo sportivo da divano: No, non centrano con l’e-sport, disciplina agonista di gaming. Essi rivestono quella fascia di giocatori che si dedica totalmente ai videogiochi di simulazione sportiva. FIFA, NBA, NHL, anche Curling 2016 se del caso, l’importante è che ci sia dello sport in mezzo. Questa fascia d’utenza è rivestita principalmente da sportivi mancati, che rivivono i propri sogni attraverso alla console. Insomma, se l’Inter non vince niente dal 2010, perlomeno alla play siamo sempre campioni. Questa categoria di gamer inoltre è altamente competitiva e ama sfida e umiliare amici e avversari casuali online. Attenzione però, una sconfitta troppo netta potrebbe causargli esplosioni di rabbia inattese. 1502762_1447319552_56445ac0ed885-624x350_thumb_big
  4. Il professionista: detto anche platinatore, derivante dal fatto che questo tipo di player non gioca per divertirsi, ma bensì per platinare i videogame. Definirlo hard gamer è poco, il professionista non è solo un esperto di videogiochi, è un vero e proprio lavoratore (non pagato). Il gioco deve essere completato in tutti suoi aspetti (platinato appunto), quasi fosse una sorta di ammortizzamento del prezzo dello stesso. “Esci sta sera? No, scusa devo platinare Far Cry… sai sono al 97%…” . Scommetto che con questa frase vi sarà venuto in mente almeno un amico. “Che divertimento c’è?” vi starete chiedendo. Ma chi ha mai parlato di divertimento? Platinare appunto, è un lavoro. trofei
  5. Il Niubbo (o Nabbo): il termine ha subito diverse mutazioni nel corso del tempo. Nato dall’inglese “New bie” (nuova nascita), va ad indicare quei giocatori nuovi del gioco, presenti in qualsiasi titolo o piattaforma. Solitamente i niubbi sono immaginati come ragazzini alle prime armi, che magari non sanno neanche tenere in mano il controller, ma spesso si rivelano essere adulti imbranati, appassionati di videogame che però coi giochini elettronici centrano proprio poco. Questa passione tuttavia li spinge a provare e riprovare titoli, cercando il gioco in cui saranno bravi… Non lo troveranno mai… In ogni caso, ogni gilda, alleanza, aggregazione sociale che si rispetti ha il suo niubbo, insomma il membro più scarso che necessita di costante protezione da parte di quelli forti e che viene preso di mira quale capro espiatorio in caso di sconfitte. Ma infondo, che mondo sarebbe senza Niubbi?intro
  6. Il frustrato: avete in mente quegli hater che girano sui social e che quando scrivete “A” vi coprono di insulti o pregiudizi? Ecco purtroppo esistono anche nei videogiochi. Questi giocatori, non traggono piacere o rilassamento dal gaming, ma lo usano come mezzo per diminuire la propria frustrazione. Dunque ci finite contro e se vincete vi insultato, se perdete vi insultano, se pareggiate vi insultato, se andate in bagno… indovinate? Vi insultato. Non predetevela, non è colpa vostra, è che, purtroppo, esiste anche gente che gioca così. Per cui mi raccomando: un respiro profondo e una risposta di sufficienza, tanto domani sarà lui frustrato uguale e voi no. original
  7. Il nostalgico: altrimenti conosciuto come retroplayer. “Si bello il nuovo Witcher, ma vuoi mettere con Metroid?!” Vi dice niente? Il nostalgico gioca per riprovare le emozioni che sentiva giocando da bambino, dunque ricerca nei titoli che lo hanno fatto sognare le stesse sensazioni di allora. Tuttavia il progresso tecnologico non lo sorregge e dunque è costretto a far di frasi circostanziali come “la grafica non è tutto” o “non esistono più veri game designer” i suoi cavalli di battaglia. Come se i giochi di oggi fossero spazzatura. Va bene apprezzare i grandi classici, ma vivere di Tetris pare un po’ eccessivo. sk3c4t2ltfif14q7pa2c

Questi sono gli stereotipi più comuni che abbiamo trovato, ma infondo, il mondo del luogo comune non finisce mai di aggiornarsi, dunque se avete altre categorie da proporre scriveteci! E mi raccomando, orgogliosi di essere gamer! 

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