Nonostante i videogiochi siano ad oggi, dati alla mano, uno degli hobby più comuni sia in Italia che nel mondo (AESVI, 2016), è facile incontrare persone che li sminuiscono, considerandoli banali giochi dedicati ai bambini.
“Non sei riuscito a salvare? Non fa niente è solo un gioco”.
“Perché ti agiti tanto? Tanto è solo un gioco”.
“Come fai a giocare ancora a giochini del genere alla tua età?”.
Queste sono solo alcune delle frasi che i giocatori si sentono abitualmente ripetere da coloro che non condividono l’interesse verso l’universo videoludico. Esclamazioni che nascono da uno degli stereotipi più comuni rispetto al gaming, ovvero che i videogiochi siano giochi comuni, come quelli dedicati ai bambini. Proprio per rispondere a questo luogo comune, ecco 5 motivi per cui i videogame non possono essere considerati “solo giochi”.
- TRA STATISTICA E BUON SENSO – Il primo motivo non può che essere statistico. Sapete qual è l’età mondiale del pubblico dei videogiocatori? 32 anni circa (NPD group, 2013), anche se rapporti più recenti sembrano alzare quest’asticella. ESA (2016) sostiene che in America l’età media si aggiri addirittura sui 35, mentre l’Italia conferma il primo dato, con 31,4 (AESVI, 2015). Senza contare che ci sono giochi PEGI 18, dunque vietati ai minori e che il videogioco è considerato da molti esperti come una delle forme di espressione artistica moderne (Fuellerton, 2008). Dunque che centrano con i giochi per bambini?
- UN MONDO DI ESPERIENZE… VIRTUALI – In secondo luogo, bisogna considerare la definizione soggettiva dell’artefatto videoludico: per il giocatore esso non è una banale perdita di tempo, ma un universo reale entro cui fare esperienze di vario genere. All’interno di esso egli sperimenta, progetta e impara. Gli apprendimenti effettuati vengono poi estesi dal virtuale al reale, ovvero dal videogioco alla realtà di tutti i giorni. A quanti è capitato di imparare, o perlomeno di muovo le prime basi, di inglese attraverso i videogame? Il principio è esattamente lo stesso, ma non limitato esclusivamente alle lingue, ma anche agli atteggiamenti, ai comportamenti e così via.
- BANALI GIOCHINI? MA IO SOFFRO – Come può essere considerato un gioco, un videogame che mi fa provare emozioni vere? Ogni volta che finisco un Final Fantasy soffro, ogni volta che gioco a FIFA mi arrabbio e ogni volta che visualizzo un mondo grafico ben costruito mi meraviglio. Se il gaming è “solo un gioco” come mai le mie emozioni sono reali?
I videogame infatti ci permettono di effettuare una vera e propria sperimentazione emotiva, esattamente come i film o i libri, una pratica che ad oggi risulta essere sempre più necessaria. Sfogo della rabbia, elaborazione del lutto, riconoscimento delle emozioni, tutte cosa che la nostra società tende a dare per scontate o addirittura a reprimere, ma che se mal gestite possono addirittura originare problemi psichici.
- GIOCANDO SCOPRO CHI SONO – Non dimentichiamo che i videogiochi comprendono anche la branca competitive e che questa, come qualsiasi altra forma di confronto sociale, permette di ottenere informazioni rispetto alle proprie capacità. Giocando con e contro gli altri scopro cosa sono in grado di fare, quanto sono forte, cosa mi piace fare (che sembra banale, ma non è chiaro alla maggior parte dei ragazzi di oggi), insomma tutta una serie di informazioni identitarie. In altre parole, il gaming mi permette di capire chi sono.
- VOGLIO FARE IL PRO GAMER – L’ultimo punto è legato ad un discorso prettamente lavorativo. Con la popolazione mondale dei giocatori che si aggira attorno al 60% di quella totale e con tale dato confermato anche in Italia è inutile dire che i videogiochi stanno diventato a tutti gli effetti uno dei business più importanti del nuovo millennio. Non a caso anche nel nostro paese abbiamo gente che lavora grazie ai videogame: abbiamo giornalisti che recensiscono giochi, beta tester che li provano, programmatori che li realizzano, grafici che li disegnano, psicologi che li studiano, sportivi che li usano per competere, insomma di tutto e di più. E questo mondo è solo agli inizi, se guardiamo l’esempio americano possiamo vedere come il gaming sia diventato un vero e proprio show, con tutti gli annessi e connessi. Insomma, con la crisi moderna i videogame potrebbero essere un mondo creativo e fruttuoso nel quale reinventarsi a livello professionale.
Ancora convinti che i videogiochi siano “solo giochi”? Se la risposta fosse “si” allora cominciate a giocare, a qualsiasi cosa, perché anche i giochi, nel mondo moderno, hanno funzioni fondamentali in ottica di benessere ed equilibrio mentale.