A partire dalla conversione di Xbox e PC verso una piattaforma di gioco (quasi) unica fortemente voluta da Microsoft con la sua campagna Xbox Play Anywhere il concetto di cross-play ha preso sempre più piede nel mondo dei videogiochi. L’obbiettivo finale di Microsoft era quello di arrivare ad un allargamento che coinvolgesse anche le altre piattaforme di gioco concorrenti ovvero Sony e Nintendo.
Il Cross-Play nasce come possibilità per i videogiocatori di eliminare le barriere causate dalle diverse piattaforme di gioco e quindi di permettere di giocare partite online anche con amici e persone che non possiedono il medesimo hardware.
Ai tempi della vecchia generazione caratterizzata principalmente da Nintendo Wii, PlayStation 3 e Xbox 360 la possibilità di giocare online era confinata alla piattaforma in uso.
Questo era dovuto principalmente a due fattori:
- In primis si trattava delle prime vere console con connessione ad internet attiva che permetteva di ricevere aggiornamenti dei giochi, del sistema operativo e di usufruire di funzioni dedicate quali la navigazione internet o l’uso di applicazioni scollegate dall’utilizzo prettamente ludico.
Ogni azienda aveva lanciato il proprio servizio strutturato per giocare online: Nintendo Network, PlayStation Network e Xbox Live (di cui solo quest’ultimo a pagamento). - I maggiori titoli, fatta esclusione per i giochi di guerra o di calcio, erano prettamente focalizzati sul Single Player e di conseguenza l’interesse di permettere una forma di cross-play tra diverse piattaforme non era all’ordine del giorno. Di fatto i maggiori introiti delle case produttrici di videogiochi e delle stesse Console-Houses erano ancora legati alla vecchia concezione di gioco fisico e single player oppure multiplayer in locale senza la necessità della connessione ad internet per aggiornamenti, dlc o patch.
Con la nuova generazione di Console la situazione è radicalmente mutata. Molti giochi sono divenuti dei veri e propri “cantieri aperti” in perenne evoluzione e hanno richiesto la necessità quasi costante di connessione ad internet così come gli aggiornamenti delle console ormai praticamente necessari non potevano che passare per un collegamento web. In questo caso, a seguire la politica degli aggiornamenti costanti, non vi erano solo i giochi multiplayer ma anche molti single player.
Allo stesso tempo molte software houses tra cui EA, famosa per alcuni titoli a giocatore singolo tra i quali la serie di successo Dead Space, hanno deciso di concentrarsi esclusivamente sui titoli multigiocatore, considerando le avventure in solitario come qualcosa di sorpassato e non più popolare, lasciando capire come, secondo la loro opinione, fossero destinati al declino.
Il passo più grande verso il Cross-Play è stato fatto da Microsoft la quale possedendo sia il brand Xbox che il sistema operativo Windows per PC, ha intravisto il concetto di multiplayer e di fatto eliminare la netta separazione operata fino ad allora tra Xbox e PC.
Dall’arrivo di Windows 10 la Microsoft ha portato avanti una politica di unione tra il mondo delle console e dei personal computer che mai si erano ritrovati a viaggiare sulla stessa carreggiata.
Partendo dai suoi titoli esclusivi, quali Forza Motorsport e Sea of Thieves, di fatto il PC e l’Xbox hanno cominciato ad essere intercambiabili creando un mondo online unico e condiviso dove i giocatori si scontravano e confrontavano tra loro senza più barriere.
Al di fuori dei titoli esclusivi MS in questa generazione sono emersi diversi nomi di videogiochi che hanno fatto del multiplayer il loro cavallo di battaglia: Fortnite, Overwatch, Player Unknow Battleground, Raibow Six Siege, i già molto conosciuti Battlefield e Call of Duty e molti altri. Alcune tra queste Software House hanno ben presto valutato l’opportunità di far giocare insieme il maggior numero di persone per permettere di ampliare il più possibile il bacino di utenza evitando di fatto che il successo fosse confinato o meno a determinate piattaforme.
A metà della generazione corrente Nintendo, viste le scarse vendite del Wii U, ha deciso di presentare una nuova console, la Switch, la quale ha aderito, quasi immediatamente alla politica di apertura e condivisione portata avanti di Microsoft, cercando di rispondere positivamente a tutte le richieste di Software Houses di aderire al multiplayer cross-play.
La grande assente da questa “unione di forze” è stata ed è tuttora la Sony.
La casa giapponese fin dai primi momenti di diffusione di questa nuova dinamica di gioco coperativo ha deciso di chiudere la porte alla maggior parte delle richieste provenienti dalle varie software houses. Tranne alcune eccezioni la Sony ha di fatto negato qualsiasi possibilità chiudendosi nella propria piattaforma online.
La polemica contro Sony è cominciata a partire dalla fine di giugno con la presentazione di alcuni titoli profondamente basati sul multiplayer prodotti da Bethesda ovvero Fallout 76 ed Elder Scroll Legends.
La casa statunitense ha minacciato la stessa Sony di non essere certa di pubblicare il gioco per la PlayStation a causa del comportamento di chiusura che stava portando avanti.
La stessa Nintendo, in alleanza con la Microsoft ha pubblicato il trailer di Minecraft (prodotto dalla casa di Redmond) citando alla fine l’importanza del cross play e della condivisione tra piattaforme di gioco mandando di fatto un chiaro segnale alla Sony.
Da questo momento in poi la Sony ha iniziato una fase di “riflessione” utilizzando attraverso il suo portavoce Shawn Layden alla conferenza Gamelab tenutasi in Spagna le seguenti parole “Stiamo valutando molte possibilità […] Sono convinto che troveremo una soluzione che sarà compresa ed accettata dai nostri giocatori e allo stesso tempo supporterà la nostra attività”.
Tuttavia, poco tempo prima, era stato di fatto bloccata la possibilità di utilizzare un account di Fornite su console Nintendo Switch una volta attivato per la prima volta su PlayStation e, nonostante queste parole, la situazione non era stata sbloccata.
La svolta, in positivo o in negativo in base ai punti di vista, è arrivata all’inizio del mese di settembre dove la Sony si è definitivamente espressa sulla questione Cross Play. A questo proposito è direttamente intervenuto il CEO Kenichiro Yoshida il quale ha definito la PlayStation come la migliore piattaforma su cui giocare e pertanto non vi è l’intenzione di supportare il cross play senza limiti. D’altra parte, fa sapere il presidente, la casa giapponese si impegna a valutare caso per caso la possibilità di attivare il Cross Play nel caso in cui vi siano le condizioni ritenute accettabili da Sony.
Con queste dichiarazioni appare chiaro che la direzione verso il Cross Play senza limitazioni di piattaforme è destinato ad essere privo della piattaforma nettamente più venduta di questa generazione. Di fatto, ricollegandosi al discorso di Yoshida, è innegabile che la PlayStation 4 è la piattaforma nettamente più utilizzata e venduta: il 31 luglio 2018 si è raggiunta la soglia di 80 milioni di unità vendute nel mondo la quale sarebbe raggiungibile solamente sommando le quote di vendite di Nintendo Wii U, Nintendo Switch e Xbox One.
È innegabile che le console, da sempre, sono stati dei prodotti esclusivi, venduti esclusivamente da una casa produttrice responsabile sia della gestione dell’hardware che del software e pertanto la mossa di Sony non è altro che il tentativo di mantenere la propria egemonia anche nella prossima generazione fidelizzando i giocatori in maniera anche velatamente forzata come nel caso del Cross Play. Dal punto di vista commerciale è innegabile che questa mossa risulta essere la più conveniente e la più remunerativa ed è improbabile che il mondo dei Gamer rinunci di massa all’acquisto della prossima generazione di console per protestare contro la politica di chiusura della Sony.
Ciononostante rimane, da gamer, l’amarezza per la mancata occasione di una comunità dei videogiocatori più unita.