Simulator Games: lavorare per staccare dal lavoro

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Conosciamo tutti i “Simulator”, se non altro per celebri casi di Goat Simulator, Surgeon Simulator e altri titoli prettamente goliardici, che di simulazione hanno ben poco. Ma questi titoli prendono in giro un intero filone di videogiochi che cercano di fare il loro meglio nel simulare attività del quotidiano, come Farming Simulator, EuroTruck Simulator, Cooking Simulator e molti altri titoli. Sto volutamente lasciando fuori da questa lista altri tipi di simulazione, come Assetto Corsa e DCS, perché voglio parlare di titoli che riproducono attività di tutti i giorni, in settori in cui molte persone sono impiegate. Non che non esistano piloti di jet o di auto da corsa… ma sono in numero minore rispetto a chi si occupa di cucina o guida per mestiere, taxi o camion che sia.

Lavoro anche nei giochi? 

Insomma, parliamo di giochi che vi permettono di pelare le patate o di guidare per 2 ore un camion in autostrada; e questi giochi hanno un discreto successo, con un pubblico di fedelissimi e recensioni su Steam estremamente positive. Ma perché “perdere” tempo a fare una vellutata di zucca virtuale quando si potrebbe andare in cucina e produrre un risultato che ci possiamo effettivamente gustare per cena?

Trovo che le grandi ragioni del successo di questi giochi siano principalmente di due tipi.

Il lavoro che rilassa

Partiamo dal primo gruppo, che riguarda gli aspetti puramente simulativi dei giochi. Farming Simulator mi permette di guidare un trattore in un campo, arandolo e seminando, innaffiando e infine di prendere una mietitrebbia e iniziare il raccolto. Ipotizziamo di lavorare nel settore dell’agricoltura, e potrei fare tutto ciò per davvero, senza problemi: in fondo non stiamo parlando di arruolarci nell’esercito, andare in zone di combattimento e mettere in pericolo la nostra vita in uno scontro a fuoco, ma di fare un lavoro “poco emozionante”. Bè, manca la fatica fisica, mi direte voi. Passare la giornata a guidare un trattore nei campi non è la stessa cosa che guidarlo dal PC, magari con climatizzatore acceso e in pigiama.

Eh, sì, innegabile. Ma non solo.

Togliendo il fattore fatica, rimane che le attività di questi giochi sono spesso giudicabili come noiose. Perché mai dovrei preferire portare un carico di legna attraverso le autobahn rispetto a una gara di 20 giri sul circuito di SPA? I videogiochi, per quanto possano cercare di simulare il mondo reale, non riescono a coglierne ogni complessità. Mancano delle ambiguità che caratterizzano il mondo del lavoro, lo stress del rapporto con i colleghi, le decisioni prese al di fuori del nostro controllo. Quello che rimane è un distillato dell’attività lavorativa, attività oltretutto che decidiamo noi di intraprendere (può capitare che per necessità si accetti un contratto per un lavoro poco soddisfacente… non credo ci si possa sentire obbligati ad intraprendere un’attività su Car Mechanic Simulator perché ci hanno rifiutato il curriculum in Football Manager, per esempio) e quanto far durare. Per sua natura, il gioco inoltre ci fornisce un continuo feedback delle nostre prestazioni, comunica efficacemente la qualità del nostro lavoro, ci premia: perciò la persona si sente competente, motivata e l’attività diventa interessante e autorinforzante. Il simulatore può quindi risultare rilassante, con attività chiare e soddisfacenti motivando intrinsecamente la persona a giocare. Infine, le conseguenze negative del fallimento restano confinate nei piccoli limiti dell’immediato del gioco, senza insinuarsi in aspetti della vita esterni al lavoro. È così che i simulatori riescono ad avere successo, rimuovendo gli aspetti peggiori del lavoro e inserendone di nuovi che nel mondo reale non possiamo trovare.

E il secondo gruppo?

Stravolgere il quotidiano

Trovo che il secondo gruppo di motivi che rendono interessante un simulatore stia nella curiosità umana, nell’ “e se…?” che ci poniamo decine di volte al giorno, nei sogni ad occhi aperti che non riguardano mondi fantastici e avventure, ma il desiderio di rompere la routine. Che succede se cerco di alzare con una ruspa quella gru? E se derapo nel campo con il mio trattore, lanciando semenze a destra e sinistra? O ancora, quante stelle dà al mio piatto il cliente se il suo salmone si è prima perso dentro la lavastoviglie e poi gliel’ho servito immerso nel brodo di pollo? Come in un film comico, lo stravolgimento delle aspettative e delle situazioni normali crea un divertimento unico, e soprattutto all’interno dei videogiochi ha un fascino particolare. Testiamo i limiti del mondo di gioco per provare cose che al suo esterno avrebbero conseguenze spiacevoli, ma che al suo interno sono innocue. Quel cliente non dovrà subire una lavanda gastrica per cui rischiamo conseguenze legali, nonostante il caos che causiamo è solo una statistica. Possiamo rompere la routine di qualsiasi mondo di gioco, basti pensare ai meme sul quicksave a Whiterun in Skyrim. Ma farlo in un gioco che cerca di essere una replica della realtà ci permette maggiormente di creare scenari plausibili, nel loro assurdo. Ci permette di creare una narrazione mentale sulle conseguenze delle nostre azioni. Ha una marcia in più, proprio come portare i passeggeri a destinazione a 120 km/h su strade cittadine in Bus Driver Simulator.

Ricordatevi solo di suonare il campanello prima della vostra fermata.

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