Portiamo i videogiochi nelle scuole elementari come attività di prevenzione

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Portare i videogiochi a scuola? Sarebbe impensabile, ma proporre un corso di educazione e prevenzione per il comportamento di utilizzo è un altro discorso. Anzi, molte scuole richiedono questo nostro servizio (che puoi approfondire qui) per prevenire possibile problematiche d’insorgenza in età adolescenziale.

I videogiochi arrivano a scuola

Solitamente, gli interventi richiesti sono circoscritti a tematiche specifiche e susseguenti a fatti allarmanti. Ad esempio, veniamo richiesti in seguito a comportamenti di cyberbullismo, di abuso nelle ore e negli spazi di gioco, eccetera. Da quest’anno però, alcune scuole hanno deciso che prevenire è meglio che curare, dandoci spazio per un corso annuale dedicato all’uso consapevole del videogioco.

In cosa consiste il corso?

Questo ciclo di lezioni, che prevede dai 6 ai 12 incontri, comprende una serie di attività atte a rendere i bambini e i genitori attenti alle tematiche educative legate ai videogiochi. Questo non si riduce al comune dibattito sulle ore di gioco, ma comprende tutta una serie di aspetti fisici, emotivi e sociali, che permettono alle famiglie di sviluppare una conoscenza positiva del medium, riducendo la tensione ad esso legata. In più, al fine di mostrare ai bambini una concezione diversa da quella che hanno, ma nel contempo positiva, del videogioco, alla fine del progetto verrà sviluppato, come progetto d’istituto, un videogioco della scuola. In questo lavoro viene dato spazio ai bambini per proporre i personaggi, gli scenari, le attività e gli obiettivi di gioco.

Questo tipo di attività sono curate da due psicologi, esperti nel settore dei videogiochi, capaci di comprendere le esigenze sia individuali e famigliari, sia il mercato moderno del videogioco, aspetto da non sottovalutare. 

Il corso viene svolto con tutte le classi elementari e, in alcuni casi, anche con le classi grandi di asilo. Chiaramente, i contenuti sono adattati in funzione delle età.

Che vantaggi comporta questo tipo di approccio?

  • Permette di ridurre il rischio d’insorgenza di problematiche legate all’abuso di videogiochi (o di tencologia) che si possono manifestare in adolescenza;
  • Viene favorito da un’istituzione scolastica, dotata di autorità in termini di insegnamento;
  • Lavora su uno dei principali problemi inter-famigliari moderni, ovvero la relazione figli-tecnologie, migliorandone la gestione e le risoluzioni conflittuali;
  • Il progetto viene colto con entusiasmo dai bambini.

FAQ – Le osservazioni più frequenti

  1. Non è presto per parlare di videogiochi ai ragazzi? – A differenza delle precedenti generazioni, oggi i bambini accedono alle tecnologie ad età estremamente precoci. I problemi legati ad un uso scorretto possono verificarsi già in adolescenza e possono essere diversificati: dal vandalismo per imitazione, ai problemi di insonnia, senza citare il gaming disorder. Per questo è importante non fare della tecnologia un taboo e spiegare ai bambini come farne un buon uso.
  2. Non si possono semplicemente vietare i videogiochi? – Pensare di riuscire ad arginare i nativi digitali nell’accesso alle tecnologie (videogiochi compresi) è inimmaginabile nella cultura moderna. Il rischio è di rendere il videogioco uno strumento di contrabbando (giocato in momenti inadatti, come di notte o a scuola) e conseguentemente privo di regole.
  3. I videogiochi vanno spiegati a casa e non a scuola – Purtroppo, molti genitori non hanno fatto esperienza diretta del videogioco e le conoscenze che hanno sviluppato in merito sono spesso stereotipate e legate all’immagine mediatica (non scientifica). Per evitare dunque insegnamenti erronei, sarebbe meglio lasciar gestire la tematica a degli esperti. 
  4. I videogiochi fanno male – Quest’affermazione è legata agli stereotipi mediatici menzionati sopra. Il videogioco non fa male, un comportamento di abuso reiterato però può generare dei problemi, proprio per questo bisogna farne prevenzione a riguardo. 

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Un commento

  1. matteo merigo Gennaio 28, 2020 al 9:42 pm - Rispondi

    Ciao, sono uno psicologo e psicoterapeuta, nonchè nerd appassionato di videogiochi. Ci terrei ad avere un contatto con voi per poter collaborare.
    Vi ringrazio

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