Il tema è da tempo dibattuto e finalmente abbiamo una sentenza definitiva a questa querelle. I videogiochi sono stati ufficialmente riconosciuti come prodotti artistici nientepopodimeno che dal Ministero della Cultura e dal ministro in carica Dario Franceschini, in accordo con il Ministro dell’Economia Daniele Franco. La notizia ha una chiara ed evidente risonanza e importanza, se consideriamo che è stata convocata appositamente una commissione per riconoscere i videogames con il titolo di opere di “particolare valore culturale”, un riconoscimento che fa parte di un più ampio progetto riguardante le nuove disposizioni del Ministero dei Beni Culturali e del Ministero dell’Economia.
Riportiamo qui la dichiarazione del Ministro Franceschini a proposito di questa novità, seguito dal tweet ufficiale pubblicato da IIDEA (Associazione di categoria dell’industria dei videogiochi):
“I videogiochi sono frutto dell’ingegno creativo ed è giusto che, analogamente a quanto avviene per il cinema e l’audiovisivo, possano ricevere un sostegno, se riconosciuti come opere di particolare valore culturale. In Italia il settore è in crescita esponenziale, con numerose start up di under 30 in grado di sviluppare prodotti di elevata qualità, attrarre le grandi produzioni internazionali e far crescere i giovani talenti. Si tratta di vere e proprie officine creative, che meritano ogni sostegno e possono contribuire a nuovi modi di conoscere e di apprendere“.
Il Ministro della Cultura Dario Franceschini ha firmato, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze Daniele Franco, il decreto attuativo che disciplina il #TaxCreditVideogiochi. Il comunicato stampa ufficiale: https://t.co/702SrxsD86
— IIDEA (@IIDEAssociation) May 14, 2021
Videogiochi a regola d’arte: il sostegno agli studi italiani
Analizziamo da vicino questa nuova tappa raggiunta nel percorso di accreditamento del proprio valore e importanza, nonostante i costanti dibattiti che imperversano in questo settore. I videogiochi, finalmente, sono considerati arte. Non è questo certamente il luogo o l’occasione per parlare nuovamente di ampi temi, che meritano discussioni a latere, circa le conseguenze e gli effetti di una esposizione prolungata ai videogiochi, ma vogliamo semplicemente analizzare questo evento, che dà sempre più importanza ai videogiochi come mass media a tutti gli effetti, oltre al fatto che, non meno importante, in tale occasione i due ministeri sopracitati hanno riconosciuto un’aliquota del 25% dei costi di produzione fino all’ammontare annuo massimo di 1 milione di euro destinati a tutti gli studi di sviluppo italiani.
Non solo dunque un riconoscimento culturale, ma anche un importante sostegno economico alla produzione nostrana per venire incontro a un settore che, finora, ha saputo distinguersi solo in sparuti casi, almeno a livello internazionale. A tal proposito, non possiamo esimerci dal ricordare team italiani che ci hanno regalato giochi di notevole importanza e impatto sulla scena mondiale, quali Milestone, Ubisoft Milano con Mario + Rabbids Kingdom Battle, o ancora Kunos Simulazioni e la loro saga di Assetto Corsa, passando anche dai caleidoscopici Storm In A Teacup. Non pochi gli esempi presenti in territorio nostrano, e pensate a quanti ancora possono diventare, grazie al sostegno ricevuto da questo nuovo decreto.
Perché i videogiochi meritano di essere considerati un’opera d’arte
Pensiamo ora non solo ai tantissimi piccoli e medi team di sviluppo che stanno emergendo e che potrebbero diventare ancora più grandi e con maggiori possibilità di portare sulla scena nazionale e, perché no, anche su un palco di fronte a un pubblico ancora maggiore, ma anche all’importanza intrinseca del significato di questo evento. I videogames come espressione della cultura e dell’arte rappresentano da tempo una tesi anche in questo caso a lungo dibattuta, in quanto il dubbio principale emerso dai contestatori può essere così riassunto: “Come si può paragonare un gioco, realizzato tramite lavoro a computer, a opere d’arte classicamente intese come espressione pura del proprio istinto e senza alcun fine di lucro, ma solo con l’obiettivo di esprimere ed esternare la necessità comunicativa dell’artista?”
Rispondiamo dunque che, innanzitutto, non bisogna fermarsi alla differenza tra l’attuale sviluppatore e il classico artista, questi genericamente inteso come colui che, soprattutto secoli fa, lavorava più per esprimere un proprio sentimento o pensiero che per il soldo, ma bisogna guardare alle motivazioni che spingono un team a sviluppare un gioco, e a quale stile si rifanno, nella tecnica e nel concept artistico della resa grafica. Ricordiamo la sempre più frequente celebrazione della pixel art, in onore dei primi titoli di decenni or sono, o ancora l’impegno profuso dai disegnatori e dagli artist nella concezione e resa su schermo di personaggi, ambientazioni e dettagli sempre più accurati e che riprendono e reinterpretano precedenti espressioni delle stesse situazioni.
Pensiamo anche a titoli come Last Day of June, dove proprio la particolare rappresentazione di personaggi e situazioni deriva da colori sfumati, colonna sonora delicata e struggente come la storia in sé e tanti piccoli dettagli che contribuiscono a valorizzare questa storia così unica ed emozionante. Riferiamoci anche a quei walking simulator come Flower, dove la delicatezza della natura ci circonda in ogni inquadratura offerta dalla telecamera, o ancora ad Apotheon, la cui grafica si basa sulle famose ceramiche greche di Exekias, un famoso ceramista e ceramografo ateniese attivo nel 500 a.C circa, passando per ICO, gioco divenuto famoso per aver ripreso l’arte di Giorgio de Chirico.
Insomma, checché se ne dica e se ne pensi, ora non dobbiamo più nemmeno porci la domanda: “I videogiochi sono equiparabili a opere d’arte?“. La risposta chiara e definitiva (ci auguriamo) arriva direttamente dal Governo, che permette a questo settore di accreditarsi in maniera ancora più autorevole e compiere un passo molto importante, anche a favore dei più piccoli team, in grado di rendere questo settore ancora più vario e vasto, ampliando ancora di più la creatività e il panorama artistico che si alimentano per antonomasia proprio respirando mix di culture, pensieri e stili sempre diversi.
Per approfondire:
GAME ART O ARTGAME? Fare arte con i videogiochi: https://www.horizonpsytech.com/2018/05/21/game-art-or-artgames-fare-arte-con-i-videogiochi/
Le OST dei videogiochi: https://www.horizonpsytech.com/2015/05/11/le-ost-dei-videogame-tra-arte-e-emozioni/