In questo periodo sono riuscito a recuperare un gioco che aveva suscitato il mio interesse fin dalla sua uscita : Nier: Automata.

La trama in breve
Nier: Automata è un videogioco del 2017 sviluppato da Platinum Games (Bayonetta, Metal Gear Rising) e pubblicato da Square Enix. Il gioco è un action RPG il cui gameplay comprende diversi generi. Esso segue tre personaggi per quattro run (più due segrete) e con una moltitudine di finali ironici (togliendo i primi sei). Seguiremo le vicende dei personaggi di 2B, un androide da combattimento, 9S, un androide di supporto dotato di un atteggiamento gentile, e un terzo personaggio che, per ragioni di spoiler, non citerò.La trama si sviluppa attorno alle vicende della guerra tra biomacchine, conquistatrici della Terra, e gli androidi, creati dai sopravvissuti umani.
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Ciò che mi ha colpito di più nel titolo è quanto fosse importante la mentalità e la distinzione tra biomacchine e androidi con i primi che si evolvono sempre di più e i secondi che adottano una mentalità supponente e dominante, ghettizzandole. Nel corso del gioco noteremo come le biomacchine sembrano adottare sempre di più atteggiamenti e pensieri umani, soprattutto parlando di emozioni.
Colpito di questo atteggiamento distintivo, ho deciso di parlarne in questo articolo: come si sviluppano le emozioni nell’essere umano e potrebbero svilupparsi nelle macchine? (In pratica sì, parliamo di intelligenza artificiale).

Le emozioni di una macchina
Le emozioni sono stati mentali associati a stimoli interni e esterni. In termini evolutivi, esse sono funzionali per la sopravvivenza e comprendono, inoltre, anche una componente relazionale.
Dalla nascita noi sviluppiamo cinque emozioni primarie (felicità, tristezza, rabbia, paura, disgusto) e da esse si sviluppano le altre emozioni man mano che cresciamo. Esse sono originate nel cervello, principalmente nell’amigdala, che le elabora in base all’evento che ne causa l’attivazione (infatti, come riportato nell’articolo sul killer degli origami, nello psicopatico l’amigdala non attiva le emozioni).
Quindi, se la nostra amigdala elabora le informazioni attivando l’emozione più adatta, le macchine potrebbero fare lo stesso? Sono ben consapevole che si stia parlando di pura teoria e, a tratti, di fantascienza, ma la domanda è lecita.
Se la macchina riuscisse a codificare e a “provare” delle emozioni l’Intelligenza Artificiale farebbe un enorme passo avanti (e già i passi in avanti sono ampi, considerando che si sta provando a farle comprendere il linguaggio del corpo). L’uso delle emozioni porterebbe ulteriore vita alla macchina, che riuscirebbe a distinguere le sfumature di grigio tra bianco e nero e, forse, non ci troveremmo dei possibili Terminator o Ultron pronti a ucciderci tutti perché siamo nocivi al mondo.
Le emozioni sarebbero una sorta di coscienza per la macchina e forse è questo il significato profondo che il gioco Nier: Automata voleva raccontarci: le emozioni sono le stesse che siano umane o sintetiche e proprio per questo motivo esse non devono dividerci.